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Il 2026 della Moda: tra volatilità, nuovi valori e necessità di efficienza.

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    Redazione
  • 19 minuti fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Perché oggi il Made in Italy deve investire in tecnologia

Il The State of Fashion 2026 di BoF x McKinsey descrive un anno che si apre con un clima tutt’altro che semplice per il settore. Il contesto viene definito “challenging”: secondo il report, il 46% dei dirigenti si aspetta un peggioramento delle condizioni di mercato, mentre solo il 25% prevede miglioramenti. I rischi principali sono ormai chiari e convergenti: calo della fiducia dei consumatori, instabilità geopolitica, incremento dei dazi e disruption nelle catene globali del valore. La crescita prevista per il settore rimane modesta, limitata al single-digit in quasi tutti i mercati.

La fotografia del 2026 mostra un dato ormai evidente: la moda è entrata in una fase di normalizzazione della volatilità, in cui instabilità e complessità non rappresentano più un’eccezione, ma un elemento strutturale del sistema.


Consumer Shifts: il nuovo consumatore premia valore, autenticità e benessere

Nel quadro difficile descritto dal report, emerge però un segmento che continua a crescere con forza: quello del mid-market premium, oggi il più dinamico. I consumatori cercano sempre più value-for-money, autenticità e qualità reale.

Il consumatore post-inflazione non premia più il brand “aspirazionale” fine a se stesso. Torna centrale il valore concreto, la qualità percepita e la durata del prodotto.

In altre parole, è un mercato che valorizza le caratteristiche storiche del Made in Italy: materiali, artigianalità, filiera corta, competenze manifatturiere, estetica e ricerca. Si assiste così a una premiumizzazione del mid-market: prodotti migliori, più curati, più funzionali, più autentici — ma con una promessa di valore chiara e misurabile.

È un terreno naturale per le imprese italiane, che possono riconquistare spazio proprio laddove la narrazione del solo brand non basta più.


Efficienza: la priorità strategica che può fare la differenza per i brand italiani

Il report di “Business of Fashion”  indica l’efficienza operativa come una delle leve più importanti per il 2026. E non è un caso.

  • Il tema “margini, costi e cash” è il secondo più rilevante per i dirigenti globali.

  • I vantaggi storici della moda — scalabilità e sourcing low-cost — non bastano più.

  • Sarà necessario investire in AI, automazione e digitalizzazione per liberare risorse e concentrarle su creatività, prodotto e brand value.

In un mercato che richiede prodotti migliori e decisioni più rapide, l’efficienza non è solo una leva interna: diventa un vantaggio competitivo diretto verso il consumatore.

Un brand che gestisce bene dati, anagrafiche, stock, produzione, assortimenti e distribuzione è un brand che può:– mantenere i margini anche in un contesto di aumento dei costi, migliorare la propria capacità di servire wholesale, retail e online, reinvestire sulla qualità del prodotto, vero driver del Made in Italy.

 

BRANDTOSTORE nasce esattamente per questo: aiutare le aziende moda a trasformare la complessità del mercato in una leva di competitività.

ERP fashion, B2B wholesale, DAM ed e-commerce non sono un investimento, ma un servizio strategico che permette di affrontare e sostenere le aree indicate dal report:


1. Efficienza end-to-end

Riduzione dei doppi lavori, controllo delle giacenze, processi più rapidi e meno costosi, un’unica fonte dati per tutte le funzioni.

2. Focus sul prodotto e sul valore

Liberando risorse operative, i brand possono investire in qualità, materiali, creatività e storytelling — ciò che il consumatore oggi premia di più.

3. Sviluppo del wholesale e omnicanalità

B2B più efficiente, cataloghi aggiornati automaticamente, meno errori, maggiore rapidità nella produzione e nelle consegne.

4. Scelte strategiche informate dai dati

Previsioni di vendita, controllo dei margini, analisi di assortimento: elementi indispensabili per navigare mercati volatili.


Conclusione

Il The State of Fashion 2026 conferma che la moda sta attraversando una fase complessa e strutturalmente instabile. Ma proprio in questo scenario emergono nuove opportunità per i brand che sanno valorizzare ciò che il consumatore oggi cerca davvero: qualità, autenticità, benessere, valore reale.

Per i marchi italiani — storicamente forti nel prodotto, nei materiali e nell’artigianalità — questa è una vera occasione. A patto di accompagnare il proprio DNA con una struttura digitale efficiente, in linea con le esigenze di un mercato che richiede decisioni rapide, informazioni corrette e supply chain integrate.

 
 
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